Tiziana Sartorati, Laura Pini: Coscienza e L'ombra amica

25.02.2022
Tiziana Sartorati, Solitudine, Marzo 2021
Tiziana Sartorati, Solitudine, Marzo 2021

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Questi due racconti sono frutto della collaborazione tra Laura Pini e Tiziana Sartorati, che hanno voluto unire le loro forze per significare l'isolamento in cui si viene a trovare lo scrittore che non sa più raccontare e il suo successivo rinascere, dopo avere fatto luce dentro di sé.

E non specificano chi ha scritto cosa.


Coscienza

La stanchezza - senza che lui ne avesse cognizione - aveva invaso la sua mente, se ne era impossessata in maniera subdola e, lentamente, aveva preso a strisciare anche all'interno del suo corpo espandendosi sino ad occupare tutto lo spazio disponibile.

Ed era per causa di tale stanchezza se adesso non provava più alcun interesse nei confronti delle persone che andava incontrando quotidianamente, a dire il vero sempre meno, man mano che si rintanava nell'angusta area di una stretta camera. Questa, almeno, la giustificazione ufficiale.

E perché, per quale ragione non riusciva più a leggere la gente, l'arte per cui era diventano noto e ricercato e apprezzato e, a volte, maledetto?

Lui che si era sempre prodigato nell'aiutare, con i giusti consigli, le persone che gli si rivolgevano pur senza aprirsi con le parole tanto gli bastava cogliere una smorfia, uno sguardo intimidito, un gesto imperioso da parte dell'interlocutore, o l'ombra di una macchia o la scucitura malamente occultata all'orlo di un vestito; lui che aspirando l'aura che circondava l'interlocutore era in grado di cogliere il sospetto (certo) di un malanno incarognito da più o meno tempo, di un sentimento negativo incistato nel profondo dell'anima; lui che aveva salvato più di un aspirante suicida; lui che aveva bloccato la mano di un omicida prima del compimento dell'atto insano ebbene, Lui non era più in grado di svolgere a dovere il proprio compito.

La stanchezza, quella grande immensa vigliacca sua nuova compagna l'aveva paralizzato.

Era stanco di portarsi appresso il pesante bagaglio di vite che non gli erano mai appartenute, che sì gli avevano permesso di vivere da novello Creso, ma che ora la sua anima non riusciva più a reggere.

Decise allora di non incontrare più la gente, di non raccontare più, di non scrivere più di reietti salvati, di gente le cui vicissitudini aveva gettato in pasto a lettori accaniti e mentalmente fradici, più fradici di quelli raccontati nei suoi scritti.

Una sorta di tardiva vergogna - sotto forma di stanchezza - gli impedisce, ancora oggi, di trarre forza e cibo dalle disgrazie altrui.   


L'ombra amica

Mi trascino lentamente davanti alla finestra del secondo piano di una
candida palazzina attorniata da un parco.
Noto una figura, sta cercando un campanello.
Lo squillo inaspettato mi disturba.
Chi sarà? Come mai? Perché ora?
Ѐ tutto così improvviso che fatico a trovare uno spazio ospitale dentro
di me.
Riuscirò a lasciare seduta la mia apatia?
Cerco di allontanare la stanchezza, di isolarla per un attimo,
nell'angusta camera. Devo. Momentaneamente devo.
Apro la porta. Mi invade silenzioso un caldo respiro. Mi sfiora il
collo, mi scende sul petto.
Mute le labbra gli occhi, come finestre aperte, trasportano antichi
profumi; le dita, come alfabeto morse, trasmettono l'antica amicizia.
C'è tenerezza. Complicità.
Ѐ con estrema dolcezza che mi stacco, mi sciolgo dal tiepido abbraccio.
Sfoglio sopiti interessi che, come un'ombra amica sbiadita dal sole, si
risvegliano: è Lei, ora, il mio lettore.
Mi offro ai suoi suoni.
Noi due ci possiamo ri-parlare.
Senza aprire bocca.