Maria Lucia Faedo: Piazza Cavour

19.10.2020

Piazza Cavour

Non serve un parco per giocare quando c'è la fantasia

La mia passeggiata giornaliera in questi giorni di Covid si ferma in Piazza Cavour perché è ad una giusta distanza da casa, né troppo vicino né troppo lontano e lì mi fermo a riposare.

Seduti su scomode panchine ci sono oziosi anziani che si godono i raggi di sole e badanti con le carrozzine ed i loro vecchietti raggruppati tutti insieme, impegnati in strane conversazioni;

Nei parchi al contrario ci sono mamme e bambini.

Le panchine benché scomode sono oggetto di competizione per avere il posto migliore per osservare la varia umanità che passa nel "corso" con cani, bambini, giovani vecchi, belli, brutti e lo spettacolino occasionale dell'artista di strada.

Perché racconto di questa piazza priva di alberi e schiamazzi?

Perché questo è il mio "parco" un punto di attrazione e di studio psicologico.

In realtà i bambini non mancano, passano per mano dei genitori o liberi e saltellanti come uccellini: Un unico bambino, una fila di tre (raro), biondi bianchi neri o gialli, bambini piccolissimi vestiti sportivi o tirati a festa, in tutto questo trovo che ci sia molta vivacità non mi annoio e questo è il mio divertimento: Osservare!

La piazza è delimitata da grosse palle nere di ferro (per niente belle) tredici per la precisione ben piantate per terra, orribili statiche palle ma che con la fantasia magicamente si possono trasformare...

Passa il bambino che sale e salta dall'una all'altra, l'equilibrista, quello che si sposta guardingo, quello che la mamma frena tenendolo stretto per mano, quello che i genitori incitano a salire ma si ritira piagnucoloso ed io "immagino il futuro" per ognuno di loro: Quello che vedrà a colori e quello che troverà sempre un ostacolo, quello che oserà, quello che avrà fantasia ed il rinunciatario e dalla reazione dei genitori capisco quelli che sono troppo protettivi e quelli che lasciano che il bambino ci provi anche se batte la testa.

A volte sosta l'uomo delle bolle di sapone ed allora...

BOLLE di SAPONE

Piazza Cavour riluce di luce
il sole si riflette
sulle iridescenti bolle di sapone
che l'uomo delle bolle produce
Volano mosse dal vento
nell'aria galleggiano leggiadre
Attratti i bambini corrono a frotte
si alzano in punta di piedi
allungano il corpo tendono braccia e mani
Il più fortunato riesce a toccare
la magica bolla e Puff
si dissolve in mille goccioline saponose
che piovono sui chiassosi bambini

L'uomo produce ancora grandi bolle
che ondeggiano in modo buffe
e danzano verso il cielo ma si dissolvono
lasciando in ogni bambino
il desiderio intatto
che tocchino il cielo

Per terra nell'indifferenza
rimane una pozzanghera scivolosa
di acqua e sapone che riflette
il cielo lontano

Ci sono bambini che prendono le bolle, altri che le schivano, mamme ansiose che asciugano i riccioli e la goccia attaccata al vestito.

Seduta ci sono io che mi diverto ad osservare e quella con il mento appoggiato al petto inerte della vita che le passa accanto.

Io vorrei saltare su quelle brutte palle nere, stare in equilibrio, sfidare i bambini in acrobazie, invece mi accontento saggiamente di guardare.

Sotto lo sguardo indifferente di Cavour che osserva tutto dall'alto del suo piedestallo riprendo il cammino verso casa e penso che la mia infanzia fosse più libera perché c'erano tanti bambini e pochi pericoli, c'era la varicella, rosolia e morbillo ma non questo malefico Covid che condiziona il mondo intero.

Quale futuro per i bambini di oggi?

Saltate sulle palle bambini finché potete, sporcatevi mani faccia e vestito, guardate il cielo e dove spariscono le bolle prima che il tempo vi tolga la voglia e la fantasia.