La Quadriglia

05.05.2020
Caposele (Av) Piazza della Sanità e monumento ai caduti
Caposele (Av) Piazza della Sanità e monumento ai caduti

La Quadriglia

Quell'anno Papà, Comandante la Stazione Carabinieri di Caposele, decise di festeggiare la ricorrenza dell'anniversario della fondazione dell'Arma dei Carabinieri. Per alcune settimane, lui e i suoi Carabinieri, lavorarono, anche personalmente, alla preparazione del 5 Giugno. Fu eseguita la pulizia straordinaria di tutta la caserma, compresa l'imbiancatura delle pareti. Si prepararono striscioni e manifesti con i vari "motti" dell'Arma: "Nei secoli fedele", "Usi a obbedir tacendo e tacendo morir", ecc., da affiggere alle pareti della caserma e in tutto il paese, e festoni di carta velina colorata, verde - bianca - rossa a simbolo della bandiera, necessari per addobbare gli ambienti e per ricoprire la "treccia" elettrica che pendeva dal soffitto delle stanze con il "piatto" e la lampadina per l'illuminazione (questi erano i lampadari di allora).

I festeggiamenti iniziarono con il rendere omaggio al monumento dei caduti. Papà mi affidò il compito di portare la bandiera: "Ti faccio portare la bandiera, basta che non te la fai cadere!" mi disse con severità. Apriva il corteo la banda municipale. Seguiva la bandiera portata da me in divisa da Tenente e affiancato dalle due "Guardie Municipali", quindi una corona di alloro con il nastro tricolore portata da due Carabinieri in "uniforme di panno turchino", e a seguire le autorità e le personalità cittadine, tra cui Papà, anch'esso in "uniforme di panno turchino". Infine, un certo numero di persone simpatizzanti che volontariamente avevano deciso di accodarsi chiudeva il corteo che, partito dalla caserma, attraversò piazza Di Masi e snodandosi lungo via Roma giunse a Piazza della Sanità. Ci fu un breve discorso del Sindaco con gli auguri all'Arma Benemerita. Ai tre squilli di tromba Papà impartì l'ordine portandosi la mano alla visiera del berretto e tutti scattammo sull'attenti mentre la banda suonava l'Inno di Mameli. La corona di alloro venne deposta davanti al monumento ai caduti e la cerimonia si concluse con il nuovo ordine: "Ri....poso!".

La caserma rimase aperta al pubblico e per tutta la giornata vi furono visite da parte della gente del paese. A sera si svolse una grande festa che si tenne nell'unico ambiente possibile perché sufficientemente grande: la camerata dove dormivano i Carabinieri. Per l'occasione erano stati smontati e riposti altrove tutti i letti che al termine della festa, prima di andare a letto, dovettero essere rimontati e rimessi al loro posto.

Alcuni elementi della banda municipale formarono una piccola orchestra e si diede inizio alle danze. La festa si concluse, naturalmente, con una Quadriglia. Il ballo fu "comandato" dall'Avvocato Cozzarelli che, magistralmente, fece sì che al centro della sala rimanesse una dama con un Carabiniere per cavaliere! Ufficialmente si intendeva così rendere omaggio all'Arma, in realtà si stava festeggiando un...fidanzamento. Già, perché tutti fingevano di non sapere, che il cavaliere Carabiniere era da tempo innamorato della sua dama, ma tutti, complici nella finzione, applaudirono con gioia al festeggiamento della "Benemerita".

All'epoca, il Carabiniere non poteva prestare servizio nello stesso luogo di residenza della fidanzata. Quindi, ogni volta che un rapporto confidenziale con esponenti del gentil sesso veniva scoperto, al "protagonista" veniva comminata una adeguata punizione e contemporaneamente trasferito in altra sede di servizio a meno che, l'interessato, non avesse presentato volontariamente domanda di trasferimento prima che la relazione venisse scoperta.

Quella notte, Lorusso, il Carabiniere innammorato, consapevole di essere stato "scoperto", dopo aver rimontato e rifatto il proprio letto, si spogliò e si infilò sotto le lenzuola, ma i pensieri che gli occupavano la mente non lo lasciarono dormire.

Al mattino, il Maresciallo Capo Michele Fiorito, Comandante la stazione, lo convocò nel suo ufficio. Lorusso, col cuore in gola, si presentò: "Comandi!" disse, battendo i tacchi scattando sull'attenti. "Riposo!" gli rispose mio padre. Poi soggiunse: "Lorusso, tu sai, ora, cosa devi fare...Io non so...non ti dico niente, ma...E' chiaro?". Lorusso rispose prontamente: "Signorsì!". "Va bene! Ora puoi andare. E mi raccomando...comportati bene! disse mio padre e, con un malcelato sorriso, aggiunse: "e tanti auguri!". Lorusso scattò nuovamente sull'attenti: "Comandi!" e girando sui tacchi uscì dall'ufficio tirando, segretamente, un respiro di sollievo.

Il giorno successivo, di buon'ora, il Carabiniere Lorusso si presentò nell'ufficio del Comandante la stazione per consegnare, a norma di regolamento, la sua domanda di trasferimento.

Caposele, Festa dell'Arma (1949)
Caposele, Festa dell'Arma (1949)