La gatta ladra

07.05.2020

La gatta ladra

Era una gatta randagia, zoppicava, avendo già avuto qualche disavventura. Ogni tanto compariva. Aveva scelto la caserma e l'alloggio in cui noi abitavamo quale suo "pied-a-terre" occasionale. Un lato della caserma affacciava sulla campagna con una grande balconata molto bassa rispetto al livello del suolo sottostante e lei entrava da lì, passando attraverso l'inferriata. Quando si faceva viva le davamo qualche cosa da mangiare, lei si fermava per il tempo necessario a consumare "il pasto", poi se ne andava per scomparire nuovamente per un po' di tempo.

Nella cucina dei Carabinieri vi era una credenza in legno dove venivano riposte le derrate alimentari, tra cui anche il lardo che allora si usava per cucinare.

A un certo punto i Carabinieri si accorsero che, ogni tanto, il lardo veniva a mancare. Trovavano lo sportello della credenza aperto e il lardo...volatilizzato! Un fatto che, verificandosi a casa di chi i ladri li arrestava, appariva inspiegabile e rischiava di diventare addirittura increscioso.

Fu così che cominciò "la caccia al ladro" con veri e propri appostamenti. Nei momenti liberi dal servizio, qualche Carabiniere si sedeva nell'ingresso della Stazione, sul primo gradino della scala che portava all'alloggio del Comandante, tra il corridoio che portava alla Camerata e l'entrata della Cucina, tenendo d'occhio con apparente noncuranza la credenza. Finchè un giorno "il ladro" si fece vivo: quel giorno, quella birbante della gatta, saltata sul ripiano della credenza e alzandosi sulle due zampe posteriori con una delle zampette anteriori fece saltare il chiavistello che teneva chiusi gli sportelli della dispensa, afferrò con la bocca il pezzo di lardo e fuggì con una velocità tale che il Carabiniere "poliziotto" non riuscì ad intervenire per impedirle di portarsi via "la refurtiva".

Allora si decise di chiudere l'inferriata del balcone con una rete stretta in modo tale che la ladruncola non potesse più entrare.

Le "sparizioni" di lardo cessarono e la gatta sembrava essersi rassegnata perché per un po' di tempo non la vedemmo. Poi ricominciò a presentarsi e scoprimmo che, non vista, aveva "indefessamente" lavorato riuscendo ad allargare le maglie in un punto della rete e ad aprire un varco sufficiente a passare con il suo corpo. Il lardo però rimaneva al suo posto.

Ricominciò così il nostro "normale" rapporto: lei si presentava, noi le davamo del cibo, mangiava, miagolava un pò strusciandosi come fanno tutti i gatti sui mobili e sulle gambe delle persone, poi se ne andava tranquilla e... soddisfatta?

I Carabinieri, dovevano provvedere da sé alla pulizia e al riassetto dei locali della Stazione così come per la loro alimentazione, dovevano fare la spesa, cucinare, lavare i piatti e le stoviglie. Per questo, a norma di regolamento, uno di loro veniva giornalmente comandato per svolgere quei compiti.

Quella mattina, il Carabiniere di turno, mise sul fuoco una pentola d'acqua con dentro un pezzo di carne, il sedano e la cipolla per preparare il lesso e il brodo per il pranzo di mezzogiorno e, mentre la pentola allegramente borbottava, si dedicò al disbrigo delle altre faccende "casalinghe".

Quando ebbe finito era ormai quasi ora di pranzare. Si recò in cucina e, apprezzando il profumo proveniente dalla pentola fumante, apparecchiò la tavola, pose su di essa l'acqua, il vino, preparò il pane, l'insalata per il contorno, pesò la pasta necessaria e, fischiettando, andò alla pentola, sollevò il coperchio e... rimase senza parole, immobile come impietrito: la carne non c'era più!

Quando, dopo qualche minuto, riuscì a riaversi dallo stupore cominciò a dare in escandescenze: ma come avrà fatto? Ma come avrà fatto quella ladra di quella gatta? Ma come avrà fatto? Con la pentola sul fuoco... con l'acqua che bolliva... ma... ma... Ora ti farò vedere io! Ladra di una gatta! Ti farò vedere io! Eh, sì! Te lo levo io il vizio! Vedrai se te la faccio passare la voglia di rubare!

Quel giorno i commensali dovettero accontentarsi della pasta in brodo e del solo contorno di insalata, ma, come dice il proverbio, tanto va la gatta al lardo che... le prepararono un atroce scherzetto.

Quelli dell'immediato dopoguerra furono anni difficili, ogni cosa era razionata e il lardo, ma ancor più la carne non erano certo alimenti che abbondassero. Non ci si poteva permettere di sprecare alcunché, né tantomeno di essere troppo generosi con qualche mariuola.

Perciò la "vittima della rapina", con determinazione, mise in atto la sua vendetta. Decidendo di rendere pan per focaccia, anzi di procedere secondo la massima "occhio per occhio, dente per dente" : con uno spago, preparò un cappio che andò a sistemare intorno al varco da cui la birbante passava per entrare in casa. Quando lei tentò nuovamente di passare da lì il cappio le si strinse intorno al collo. Sentimmo il suo miagolare disperato e, accorsi, la trovammo che cercava di evitare il soffocamento tenendosi aggrappata con le zampe alla rete mentre cercava di liberarsi dal cappio scuotendo la testa.

Naturalmente ci fece pena, qualcuno di noi tagliò lo spago che la teneva prigioniera e lei fuggì, terrorizzata, nella campagna.

Non la vedemmo più e pensammo che mai più l'avremmo rivista.

Nella nostra cucina, dietro una tenda che faceva da paravento, vi era un letto che veniva utilizzato le volte che qualche parente veniva a trovarci. Sotto al letto vi era sempre un grande cesto che conteneva la lana vergine, i fiocchi che poi Mamma filava facendone dei grossi gomitoli che le servivano per lavorare ai ferri confezionando le maglie e le calze di lana per la famiglia.

Un mattino ci alzammo e, andando come al solito in cucina per fare colazione, sentimmo come dei flebili lamenti, dei pigolii o... dei miagolii. Ci guardammo intorno cercando di capire da dove provenissero. Cercammo un po', poi tirammo fuori il cesto della lana e... sorpresa! Una cucciolata di micetti! Mentre li guardavamo avemmo la sensazione di una presenza: sulla porta della cucina la "gatta ladra" ci osservava. Rimettemo al suo posto il cesto allontanandoci e mamma gatta andò ad allattare i suoi cuccioli.

Ancora per un po' ci "onorò" della presenza sua e dei suoi piccoli poi, così come discreta e silenziosa era venuta a partorire, allo stesso modo discreta e silenziosa se ne andò, non vista, portando con sé la sua cucciolata.

Giorgi e Teresa (detta Micia)
Giorgi e Teresa (detta Micia)