Grazia Rizzato: L'attesa

26.01.2021

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L'attesa

Aspettava da un anno quel momento, Piero. Aveva visto morire il figlio, che amava sopra ogni altra cosa, dopo la morte della moglie era diventato la sua sola ragione di vita.

Quella terra splendida, amara, piena di aspra bellezza non perdonava. Viveva in un paesino della Locride, in Calabria dove tutti si conoscevano e dalle persiane abbassate ognuno sapeva degli altri ancor più dei fatti raccontati. Temevano la violenza della famiglia mafiosa che imperversava in quello splendido luogo che sarebbe stato l'immagine della tranquillità e della bellezza.

In famiglia avevano concordato tutti di opporsi fieramente ai ricatti dei Cordì, potente famiglia che aveva agganci mafiosi in altri paesi e città, ma nessun altro era disposto a rischiare la vita.

Tuttavia suo figlio Domenico, chiamato da tutti affettuosamente Mimmo, continuava a rifiutare di pagare la somma, la famosa tangente, che veniva richiesta da tanto tempo ; non tardarono ad arrivare le ritorsioni: dapprima venne fatta saltare in aria l'auto del figlio che tuttavia resistette.

Una sera che rientrava dal lavoro in officina in cui lavorava con il padre, due uomini in moto correndo veloci spararono a Mimmo che rimase a terra privo di vita. Lì finì la vita di Piero e il solo pensiero che lo sorreggeva fu quello di vendicare la morte di suo figlio.

Decise quella sera che non poteva aspettare oltre, si preparò il fucile per l'indomani, voleva

scaricare tutta la rabbia e il dolore che negli anni si erano accumulati dentro .

Si mise in attesa fin dall 'alba con la lupara. Seduto sull'erba, non vedeva l'ora che arrivasse il momento in cui rientrava dalla visita ai suoi campi don Severino Cordì, il mandante dei due assassini, ma più il rancore, l'odio montava, più sentiva che anche qualcosa di diverso gli veniva nel cuore: sapeva che questo lo avrebbe accomunato a questa gente e che anche lui si sarebbe macchiato dello stesso misfatto. Le lacrime gli inondavano il viso sentendo che altro sangue non avrebbe sanato le sue ferite.

Quando vide in lontananza avanzare l'auto dell'uomo che tanto odiava e che sapeva essere il mandante dell'assassinio, si alzò e lentamente rientrò a casa respirando a pieni polmoni.

E lì vide la bellezza del luogo, il silenzio, sentì il frinire delle cicale e capì che la sola cosa da fare era svegliare quella gente .

Sentì che avrebbe potuto continuare a vivere solo se fosse stato diverso da loro, credendo a ogni costo nella giustizia e giurando a se stesso che avrebbe cercato in ogni modo di svegliare la gente di S. Luca ormai abituata al sopruso e all'orrore dalla morte violenta che imperversava da anni nel loro paese.