Grazia Rizzato: La tempesta

28.01.2022

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La Tempesta

"Se con la vostra
Arte, mio
Carissimo padre,
avete scagliato le acque
selvagge in questo
sconvolgimento,
placatele.
il cielo
rovescerebbe fetida pece,
Se il mare,
innalzandosi fino
alle guance delle nubi,
non spegnesse il fuoco".

Da: La Tempesta di W. Shakespeare

*  *  *

Chi di noi non si è mai trovato nel bel mezzo di una tempesta?

Quella che ti sconquassa dentro e ti rovescia "fetida pece", che ti fa sentire quel nodo alla gola che non può sciogliersi in un fiume di pianto perché senti che non ce la faresti a vivere ancora perché anche il corpo non può guardare fino in fondo quanto è accaduto.

Ma devi prendere il tuo tempo e lo spazio dentro e fuori di te, allontanarti e raccontarti che lentamente ce la farai.

Quel vuoto, quell'assenza, la mancanza di energia che sta dentro di noi o in chi subisce una perdita è tangibile. Dobbiamo avere il modo e il tempo di ricostruire dentro anche quella di chi non è più accanto a noi.

Sai anche che quando il sole comincia a tramontare, e ne sei consapevole, il buio colpisce sempre, tuttavia il sorge sempre e quelle lacrime finalmente le puoi lasciar rotolare fin sulle guance, puoi ricominciare la strada in cui non sarai mai solo ma porterai dentro di te una doppia energia.

Resta sempre da percorrere un cammino doloroso ma che alla fine ci rende feriti, graffiati, doloranti, ma più forti.

Siamo nati per affrontare le burrasche, per vedere che il" mare, innalzandosi fino alle guance delle nubi, spegne quel fuoco", le bruciatura che portiamo dentro, diventano lacrime e infine perle.


Sta dipinta

Sta dipinta sul volto
Sul corpo
La tempesta.
Lascia tracce, bruciature
Graffi ferite
Che lasceranno un segno
Soltanto.
Si schiudon piano
Le nuvole
Un flebile raggio di sole
Torna breve a scaldare
Il tuo cuore