Grazia Rizzato: Il signor Vinciguerra

22.03.2022

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Il signor Vinciguerra

Era un uomo solitario, il signor Vinciguerra, introverso ma gentile al punto che quando alcuni lo conoscevano un po' meglio, i restavano stupiti dalla sua gentilezza ; quando camminava teneva gli occhi bassi, tale che pareva non vedesse né riconoscesse nessuno.

Aveva introiettato i comportamenti della figura materna che camminava per strada sempre con lo sguardo ostinatamente fisso sulla punta delle scarpe, forse perché come donna del sud d'altri tempi, ne aveva assorbito tutti gli atteggiamenti.

Era stimato ma non aveva contatti e si era abituato ad avvicinarsi ai suoi simili osservandoli di sottecchi; si sentiva al sicuro, riparato dalle sue palpebre.

Coglieva però ogni singolo gesto o sguardo che altri più superficialmente non notavano.

Aveva scoperto che il grattarsi il naso di alcuni, nascondeva un certo imbarazzo o grattarsi i capelli era un gesto di disappunto; "Le braccia conserte? Beh...difesa" pensava fra sé e si chiedeva da chi e da che cosa quella tal persona che incrociava le braccia pensasse di doversi difendere.

Magari avrebbe potuto anche chiedersi il motivo del suo distacco dagli altri esseri umani, ma viveva bene così...senza porsi troppe domande su se stesso.

Aveva imparato a vedere la vita degli altri: le loro ansie, le loro insicurezze e a curiosare dentro senza essere notato.

Era cresciuto con i gatti, silenziosi e osservatori e come loro si muoveva interiormente nascosto, apparentemente distaccato ma attento.

Erano stati i suoi compagni di giochi e provava per loro una venerazione. Faceva lunghi discorsi alla sua gatta che lo ascoltava e qualcosa aveva imparato a capire. Comunicavano con lo sguardo e ognuno capiva il mondo dell'altro. E questo gli bastava. Aveva vinto la sua guerra mettendosi al riparo con la certezza di aver imparato a leggere il mondo degli altri...e nascondendo il suo.