Grazia Rizzato: Giannina

06.11.2020

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Giannina (sulla foto "In campagna")

Quel giorno Giannina si era allontanata un pochino da casa per esplorare la campagna meglio del solito. Era un caldo pomeriggio d'agosto e le cicale frinivano riempiendo l'aria del loro canto che si mescolava ai profumi della campagna del sud: menta, alloro e rosmarino che abbondavano lungo le strade .

Aveva solo undici anni, Giannina, e le apprensioni dei suoi non lasciavano molto spazio al suo desiderio di esplorazione.

Era abituata a quel paesaggio intenso ma conosceva solo quello vicino casa; la mamma non le permetteva di allontanarsi dal terreno che i suoi genitori coltivavano con impegno e fatica.

La loro era una quieta casa di campagna con un piccolo giardino in cui si trovava il pozzo che tanto la affascinava e da cui beveva un'acqua freschissima e stranamente pulita. Lontano si trovava un casolare in cui viveva un vecchio.

L'aveva visto solo qualche volta e lo rivide quel giorno in mezzo ai campi quel pomeriggio; si sorprese osservando che cavava di tasca un grande fazzoletto rosso a fiorami che stese per terra per sedersi senza sporcarsi. Si era fermato sicuramente per riposarsi un po' ed era rimasto come incantato a guardare quell'albero che tanto amava; uno splendido ulivo. L'uomo non era certo bello: il grugno rasato chissà quanto tempo prima, gli dava l'aspetto di uno scimmione . Rimase a guardare le scabre manacce terrose che le incutevano qualche timore. Doveva essere povero, quel vecchio tanto strano e qualcosa la spingeva ad allontanarsi quando lui la vide ma lui le fece cenno di avvicinarsi. Esitante Giannina si sposto dall'albero dietro cui si era quasi nascosta con una certa apprensione e rimase sorpresa al vedere quanto cambiasse quel volto tanto brutto quando fu illuminato da un sorriso. Era un sorriso tenero e dolce che mai si sarebbe aspettata di vedergli; quel sorriso la rassicurò e si avvicinò.

La invitò a sedersi accanto a lui e le chiese di raccontarle chi fosse; l'aveva vista qualche volta ma non sapeva niente di lei. L' ascoltò con interesse e gli venne spontanea una carezza; il volto tenero e pulito della bambina gli faceva una tenerezza infinita e una lacrima gli spuntò poco dopo.

Si soffiò rumorosamente il naso e poi, riprendendosi le mostrò l'albero carico di olive e le raccontò che qualche anno prima, le raccoglieva con l'aiuto della sua nipotina che, nel mese di novembre, andava ad aiutarlo divertendosi. Erano giorni di felicità per lui; stare con la sua adorata Isabella era una delle pochissime gioie della sua vita. Aveva più o meno la sua età, la sua adorata Isabella.

Ora però non c'era più; era andata a vivere lontano con la mamma, in una città del nord. La distanza impediva loro di vedersi. Gli occhi del vecchio si velarono nuovamente di lacrime al ricordo di quel che era stato. La sua Isabella gli mancava da morire e al pensiero che non si sarebbe ricordata più di lui scoppiò a piangere.

A quel punto Giannina gli gettò le braccia al collo per consolarlo e non vide più quel vecchio che tanto timore le incuteva ma un uomo fragile e solo; gli promise che sarebbe andata ancora a trovarlo e l'avrebbe di sicuro aiutato a raccogliere le olive. Il sorriso radioso che vide la rese felice; lo salutò e corse via a raccontare ai suoi genitori che un vecchio aveva bisogno di aiuto e di affetto. Iniziò così un rapporto di amicizia fino ad allora inesistente che alleviò il dolore di un uomo solo che aveva ritrovato la voglia di vivere.