Dina Parpaiola: L'orologio magico

14.09.2020

L'orologio magico

Tutto ebbe inizio una sera quando mio nipote di 5 anni rimase a dormire da me e se lui quella sera non mi avesse chiesto, prima di addormentarsi, di raccontargli una storia. Ma non le solite storie, voleva una storia inventata da me che parlasse di alieni e di marziani. A lui piacevano tanto le storie di fantascienza.

Tutto ebbe inizio una sera quando mio nipote di 5 anni rimase a dormire da me e se lui quella sera non mi avesse chiesto, prima di addormentarsi, di raccontargli una storia. Ma non le solite storie, voleva una storia inventata da me che parlasse di alieni e di marziani. A lui piacevano tanto le storie di fantascienza.

Non so proprio cosa potevo inventarmi, ma certamente capii che dovevo accendere la lampadina creativa del mio cervello capace di risolvere questo problema ed aiutarmi in questo grave compito per non deluderlo.

La mia storia comincia così... tanto tanto tanto tempo fa in un piccolo villaggio di campagna la vita scorreva felice e serena, tutti si conoscevano, si aiutavano e si volevano bene.

Una sera però tutta questa serenità venne interrotta dall'arrivo dal cielo di tre grandi dischi volanti con delle luci forti che emettevano dalle finestrelle illuminando tutto il paese e mentre atterravano lasciavano una scia luminosa che dopo pochi secondi si spegneva.

Gli abitanti furono, naturalmente, presi dal panico e corsero tutti a ripararsi nelle loro case, chiudendo porte e finestre con sbarre, lucchetti e catenacci.

Nel frattempo cominciarono ad uscire dai dischi volanti degli esseri molto strani, di varie stature, di colore marrone, con occhietti lucidi lampeggianti, le mani grandi con un solo dito e grandi orecchie verdi.

Senza sfondare porte e finestre entrarono nelle case curiosando dappertutto senza distruggere niente, solo quando si trovavano davanti ad un orologio, infastiditi lo distruggevano in poco tempo. Tutti i ragazzini che avevano da poco ricevuto in regalo il tanto desiderato orologio, cercarono di nasconderlo in tasca, dentro le scarpe o dentro le maniche della camicia, ma tutto inutilmente perché' l'alieno lo trovava e lo distruggeva, non lo faceva con cattiveria anzi facevano pure tenerezza perché si leggeva nei loro visi tanta sofferenza. Senza dubbio anche il più impercettibile tic tac doveva dar loro dolore alla testa perché si coprivano le orecchie con le loro mani con un solo dito.

La cosa, però, così cominciò a diventare seria perché non potendo più controllare il tempo le giornate erano diventate caotiche; non si era più in grado di organizzare gli orari scolastici, i turni di lavoro delle fabbriche e soprattutto l'ora esatta per assumere le medicine salvavita e gli ammalati si stavano aggravando.

La croce rossa doveva intervenire spesso per il trasporto degli ammalati e trasferirli negli ospedali dei paesi vicini.

Il sindaco ormai disperato per non riuscire più a gestire il suo paese e liberarsi di questi intrusi, cominciò a meditare un piano. Dopo 15 giorni di permanenza notò che non sopportavano più neppure il suono che emetteva la sirena della croce rossa e così pensò di dare ordine alle ambulanze di circolare per un giorno intero a sirene spiegate. Gli abitanti si ripararono dal suono fastidioso con tutti i mezzi che possedevano, gli alieni invece sembravano impazziti e proteggendosi la testa con le mani si misero a correre verso i loro dischi volanti entrarono di fretta misero in moto i motori, accesero le luci e si alzarono in volo.

Finalmente se ne erano andati!!!!!

Speravo che a questo punto il mio nipotino si fosse addormentato e di aver finito così la mia storia ed invece con gli occhietti semi chiusi la vocia tra la veglia ed il sonno mi sentii chiedere: "E' finita così nonna? A me non piace sai!!!" Pensai cosa potevo ancora inventare per soddisfare il mio nipotino. "no tesoro non è finita così" infatti un disco violante ritardava a partire e videro uscire un alieno che si mise a cercare tra i cespugli e dopo poco uscire da uno di questi con un puiccolo alieno per mano, forese suo figlio!? Che si era nascosto con un altro bambino del paese diventato sicuramente un suo amichetto.

L'alieno gli parlò con dolcezza forse cercava di fargli capire che non poteva rimanere perché lui veniva da un altro pianeta e non sul pianeta terra non sarebbe vissuto a lungo. I bimbi si abbracciarono e il piccolo alieno triste seguì il suo genitore, voltandosi ogni tanto a salutare il suo amichetto con il ditino alzato mentre l'amichetto lo ricambiava agitando la manina.

Con grande stupore tutti i paesani notarono che nel ditino dell'alieno c'era allacciato un piccolo orologio. Il piccolo alieno prima di entrare nel suo dico volante si girò per salutare ancora una volta il suo amichetto, poi di corsa lo raggiunse, lo riabbracciò e si tolse l'orologio che aveva al dito e glielo mise in mano dicendogli: "GRAZIE QUESTO E' TUO"!!! ritornò di corsa dal suo genitore che lo aspettava e sparirono entrambi dentro al adisco volante già con i motori acesi e si alzarono in volo.

Non si seppe mai per quale magia quell'orologio non fu distrutto come tutti gli altri.

Finalmente il mio nipotino si era addormentato, aveva un'espressione serena e felice certamente questa finale lo aveva soddisfatto; a me invece credetemi per la fatica il sonno mi era passato...