Carla Vettor: La valigia

17.03.2021
Carla Vettor, Treno visto da lente
Carla Vettor, Treno visto da lente

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La valigia

Non ho proposto a caso il tema della valigia, penso che ogni essere umano sia in grado di legare il proprio percorso di vita ad un bagaglio di conoscenze, di esperienze e di creatività.

Il mio vuole essere un semplice scritto di fantasia liberatoria, perché l'attuale esistenza, vissuta con ristrettezze e precauzioni, mi porta a sperare di liberarmi presto dalla pandemia.

Poso l'attenzione sui bambini perché reputo che ognuno quando nasce sia "bambino".

L'infanzia ha motivo di scontrarsi con l'esperienza e le varie tematiche di vita. Dall'infanzia arriviamo poi ad un "alter ego" anziano.

Il percorso, nella crescita, prima vive i legami con i ricordi e dopo con il mondo della fantasia; poi sarà inevitabile arrivare dal sogno alla realtà. La fantasia è occasione di viaggi improbabili, ai quali non bisogna rinunciare, ma che è dimostrazione del profondo legame che ha con il sogno e con l'immaginario.

Penso a quella bambina che sognava durante il viaggio, aggrappata ad una valigia. Ci dormiva sopra, per raggiungere insieme ai genitori la Ciociaria. Un viaggio di notte, con un treno a vapore, vagone carico di persone sedute ed in piedi. La valigia era il suo giaciglio per affrontare il viaggio, un solido su cui riposare, per poi ritrovarsi al mattino in una terra lontana, con i propri genitori, pallidi di stanchezza e di mancanza di sonno.

Cosa poteva ricordare la bambina di quel sonno travagliato, consumato sopra una valigia, che conteneva oggetti di uso comune e poco vestiario? Quali erano poi i comportamenti di una bambina allontanata dalle proprie abitudini? Erano: la vertigine, la nausea, la stanchezza. Un continuo dialogo dilatato fra bambina e valigia, così come tra sogno e realtà. Certo a riempire il vuoto ci pensava il suo bagaglio.

Non le mancavano di sicuro le idee, ma l'unico messaggio vivo che scaturiva da queste sue esplorazioni emotive erano le gallerie, il frastuono dei finestrini, la nebbia, il vapore del treno, le frasi sussurrate, soprattutto l'incontro con l'ignoto giustificato dalla presenza dei genitori.

La donna di oggi, che un tempo era su quella valigia, ripercorre quel viaggio con la consapevolezza di avere un'altra valigia, non più carica di oggetti e di indumenti, ma ricca di cultura legata all'arte e di vita vissuta.

Il sogno, che sia o meno legato ad esperienze, è un "lusso" che ci possiamo permettere a qualsiasi età, soprattutto di questi tempi.

Molto di ciò che ci circonda può farci sognare. L'architettura lo stesso: nessuno ha mai osservato il monumento che chiamano "il Colosseo quadrato"? Si tratta del palazzo che ci fa riconoscere il quartiere Eur a Roma, è un imponente edificio caratterizzato dalla sequenza serrata di archi (216 volte ripetuti) abbellito da statue in marmo, che rappresenta "la civiltà italiana". L'osservazione di tale monumento ci invita a posare la valigia, dove respiri una particolare atmosfera, tanto cara a De Chirico, dove tutto può accadere come in un sogno.