Carla Vettor: La lontananza
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La lontananza
Le comunicazioni dei media spesso ripetono: "un virus tenuto lontano perché tenuto lontano da noi ".
Questa continua definizione di invito all' isolamento, ora più che mai, mi fa pensare con frequenza ai ricordi. La lontananza la vivo come ASSENZA di chi non ho più vicino.
Affiorano di questi tempi i ricordi di mio padre.
Sogno spesso mio padre, scomparso nel 1992. Percorro nel sogno, una strada, arrivo presso un'abitazione. All' interno di essa, c'è mio padre in attesa, mi sorride. Si trova in una sala da pranzo "anni '50" mi invita a sedere. Al mio risveglio tutto svanisce: la sua attenzione, la sua accoglienza, il suo sguardo.
Provo solitudine, sono consapevole di questa assenza. La lontananza la vivo come NOSTALGIA.
Emergono con più frequenza i luoghi appartenuti alla mia infanzia. Curo il ricordo piacevole di situazioni vissute nel passato, ora lontane; ritorno al passato e ritorno a casa. Focalizzo la casa paterna di Conegliano Veneto. Una bella visione appare, di una magnifica palazzina bianca "liberty" delineata da due alte palme. Ai lati il giardino, con grandi aiuole di fiori bianchi, forse spatifilli. Nel tempo la casa è stata abbattuta, rimane ancora una delle palme, simbolo autentico della mia nostalgia. Nel mio animo resta un senso di perdita infinita, quasi un estraniamento.
La lontananza la vivo come DESIDERIO del soggetto.
Mi mancano i contatti reali con gli amici, sono lontani parenti e conoscenti. Mi dava felicità scambiare assieme qualche emozione o piccole opinioni. Eppure Sant' Agostino mi invita ad amare, mi ricorda con beatitudine i valori spirituali, a desiderare ciò che già possiedo.
Dopo queste semplici riflessioni, rimane la volontà di caricarmi di ottimismo e fantasia. Sono certa e consapevole che le lontananze nelle mie speranze di vita, saranno ancora più vicine.